La potenza delle narrazioni nell’AperiFestival di psicologia

Il Centro Psicologia Monterotondo propone un nuovo appuntamento dal vivo che prosegue il percorso intrapreso con il Festival di Psicologia ESC: esprimere, scoprire, condividere svoltosi lo scorso 25 marzo. Sabato 14 ottobre l’Aperifestival di Psicologia “C’era una fiaba”, rivolto a tutte le Associazioni, Servizi, Professionisti e Cittadini interessati al mondo della psicologia, riaprirà l’anno di attività.

Un pomeriggio insieme per continuare a coinvolgere i partecipanti nel trattare alcuni temi più ricorrenti, e rilevanti, attraverso una forma e un linguaggio che consenta di vivere la psicologia come uno strumento utile e accessibile, con la partecipazione di professionisti del settore che lavorano sul territorio. Il tema stavolta sarà quello della fiaba e della narrazione, esplorato attraverso due attività, una per bambini e una per adulti.

L’evento si svolgerà dalle ore 16 alle ore 19 presso Keria Studio di Riabilitazione in Via Mazzini, 28, Monterotondo ed è organizzato con Keria Studio di Riabilitazione, Studio Psilog, Associazione Ganapati.

Le proposte

Bambine e bambini, nel laboratorio a loro dedicato (dai 6 ai 10 anni) si immergeranno in uno scenario magico scenario, allestito con elementi della natura, colori e morbide scenografie. I personaggi di una fiaba della tradizione popolare o di altre storie – burattini artigianali o illustrazioni – si animeranno attraverso la voce narrante, le sonorità e le diverse musiche. Bambine e bambini potranno rivivere i momenti salienti della fiaba attraverso attività interattive teatrali, corporee, di movimento, musicali, di creatività manuale.

L’attività per adult* invece si concentrerà su come raccontare e narrare la nostra vita caratterizza e a volte orienta il nostro mondo. Le nostre narrazioni, spesso implicite, sono di natura personale, familiare e sociale e più o meno consapevolmente finiscono per influenzare i nostri desideri, i nostri bisogni, le nostre scelte. Scopriamo insieme come questo accade e, giocando insieme, proviamo a tessere nuove storie e narrazioni che possano corrispondere di più alla consapevolezza che oggi abbiamo di noi stessi.

Il Centro Psicologia Monterotondo è convinto che questo appuntamento possa essere un momento di integrazione e condivisione di temi che sono sempre più presenti nella quotidianità di tutti e un aiuto impegnato e responsabile affinché ognuno di noi abbia sempre maggiore cura del sé, della propria persona e del proprio benessere.

La partecipazione è gratuita ma è necessaria la prenotazione. Per prenotare o per richiedere informazioni contattare il 3661730510, la mail info@psicologiamonterotondo.com oppure scrivere nel form presente sul sito. Per l’iscrizione al laboratorio per bambine/i si prega di indicare l’età del partecipante.

Vita di coppia

Il seminario dello scorso ottobre, opportunamente chiamato “…troppo vicini?….poco vicini?”, ha voluto proporre il tema dell’intimità e della distanza all’interno della coppia. L’obiettivo di questo primo incontro, voleva essere non solo una condivisione di nozioni ma anche e soprattutto una condivisione di visioni, vissuti e opinioni relative al tema “coppia”. Una realtà dove non si incontrano solamente due persone ma, in realtà, molte più dimensioni, elementi e fattori.

La cornice teorica di riferimento è quella secondo la quale il modello di coppia e le aspettative sono ciò che derivano dalla famiglia di origine e quanto le attese di questa sono riposte nel soggetto. Dunque oltre a 2 persone, nella coppia si incontrano 2 realtà distinte, 2 sistemi di valori e credenze, 2 storie diverse, 2 stili educativi.

Verso una dimensione nuova

Quando due persone decidono di formare la coppia, avviene il cosiddetto “evento critico”, ovvero l’avvio di un processo di cambiamento e trasformazione necessario. Si va verso un progetto comune che viene condiviso e regolamentato attraverso la comunicazione di limiti, regole, funzioni e bisogni esplorati o meno. Attraverso il dialogo, le due persone si conoscono reciprocamente, stabiliscono quei confini e stili che diverranno peculiarità della loro coppia.

La nuova coppia si distacca dalla famiglia di origine, un distacco difficile ma necessario che permetterà la fase dell’isolamento a due, dell’innamoramento e successivamente dell’amore: le persone in coppia vanno nella direzione della costruzione della loro condivisa identità.

Fasi della relazione

Come in ogni “essere vivente”, anche la vita di coppia segue un ciclo suddiviso in stadi e andando avanti nel tempo subentreranno degli elementi che riducono lo spazio vitale della coppia incrinando equilibri che avevano garantito ai due una stabilità e una coesione. L’ascolto, la comunicazione, l’empatia e il tempo divengono ingredienti fondamentali affinché la coppia resista agli scossoni del quotidiano e superi, con condivisa resilienza, le incomprensioni e difficoltà.

Moltissime sono le coppie che abbiamo avuto il piacere di incontrare e possiamo dire con estrema fermezza che non vi è una strada che va bene per tutte le realtà, per questo è importante saper cucire per ogni coppia il suo abito su misura. Il nostro seminario si è concluso non solo con delle riflessioni sulla vita di coppia ma anche con una riflessione sul nostro lavoro di coppia in co-terapia.

Un seminario importante perché apre il ciclo dei seminari mensili che da qualche anno proponiamo. Un grazie da tutta l’equipe del Centro Psicologia Monterotondo a quanti hanno avuto il desiderio di condividere con noi un momento di riflessione.

Foto di Anna Shvets, Pexels

Psicoterapia online: isolamento e nuove opportunità. L’esperienza del Centro Psicologia Monterotondo

L’esperienza del Centro Psicologia Monterotondo con la psicoterapia online per mantenere la vicinanza col paziente e continuare nel seguimento.

PSICOTERAPIA ONLINE MONTEROTONDOIl nostro lavoro si fonda sull’incontro, sulla relazione, sulla vicinanza con l’altro e sulla sintonizzazione emotiva. Tutto ciò si sviluppa e si mantiene all’interno di un tempo ben definito e di uno spazio fisico: lo studio del terapeuta. La premessa più ovvia a tutto questo è sempre stata la compresenza fisica di entrambi i protagonisti della relazione terapeutica. Che succede quando siamo costretti a rinunciare ad una di queste componenti, cioè la stanza di terapia?

La pandemia del Covid19 ha bruscamente interrotto il normale flusso delle nostre vite e ha messo tutti nella condizione di restare chiusi in casa. Dal 10 Marzo 2020 è stato necessario lavorare a distanza e prendere in considerazioni nuovi modi per consentire la prosecuzione delle nostre attività. L’opportunità è stata quella di scoprire o ri-scoprire strumenti che fino a qualche mese fa non conoscevamo o non erano così familiari per noi. Oggi che possiamo tornare a incontrarci in uno studio in tutta protezione, abbiamo delle opzioni a disposizione di quanti sentano più utile il mezzo online per sentirsi sereni nell’incontro col terapeuta.

Psicoterapia online, una scelta per continuare a esserci

Per noi terapeuti del Centro Psicologia Monterotondo, proprio in un momento come questo era importante esserci, rimanere collegati, sia come equipe (le nostre riunioni sono proseguite con regolarità online)sia nel dare continuità al lavoro con i nostri pazienti, in un momento in cui i fattori di stress potevano maggiormente richiedere la presenza di una figura terapeutica.

E’ stato fondamentale trovare nuove forme e nuove possibilità di incontro. Così abbiamo proposto ai nostri pazienti di non interrompere il percorso personale che stavano svolgendo, ma di proseguire con una modalità che per molti era del tutto nuova: la psicoterapia online. Abbiamo utilizzato gli strumenti della tecnologia e del web per effettuare delle video-chiamate, principalmente la piattaforma Skype. Essa consente di parlarsi e vedersi, mantiene quindi molti degli elementi importanti della comunicazione non verbale, ossia il volto con le sue espressioni ed emozioni.

È possibile trasferire la relazione su un PC?

Come si può mantenere il senso della relazione terapeutica se ci sono due schermi a dividerci? Spesso ci siamo sentiti rivolgere dai nostri pazienti questo tipo di domande e noi stessi ci siamo soffermati a riflettere valutando i limiti e le opportunità del proseguire le terapie a distanza.

La psicoterapia online rientra nella definizione più ampia di Telepsicologia e comprende tutti i servizi di tipo psicologico offerti tramite le tecnologie di telecomunicazione (ad esempio telefono, cellulare, altri device mobili, videochiamata, email, chat in sincrono o differita). Non è una modalità nuova in Italia e all’estero, esistono studi e linee guida nazionali ed internazionali già da diversi anni. Lo svolgimento della psicoterapia on line segue le stesse normative vigenti per l’esercizio dell’attività psicoterapeutica indicate dagli ordini professionali (CNOP, “Digitalizzazione della professione e dell’intervento psicologico mediato dal web”, a cura della Commissione Atti Tipici, Osservatorioe Tuteladella Professione, 2017; American Psychological Association, “Guidelines for the Practice of Telepsychology”, 2013).

Uno degli elementi fondamentali della psicoterapia è il setting. Dall’inglese “to set”: impostare, stabile, regolare, il setting è considerato la cornice entro la quale si sviluppa la relazione tra psicologo e paziente. Comprende gli elementi spazio-temporali (il luogo, l’orario, l’onorario, la privacy) che scandiscono e danno un confine all’incontro. E’ un luogo fisico, ma è soprattutto uno spazio mentale solido e protetto entro il quale il paziente porta i suoi vissuti, le sue emozioni e la sua richiesta per definire insieme al terapeuta un obiettivo da raggiungere.

Lo spazio mentale condiviso in cui avviene lo scambio col terapeuta

Nella psicoterapia online manca l’incontro di persona, manca la stanza del terapeuta. Eppure ma lo spazio psicologico della relazione terapeutica si mantiene e si può adattare al cambiamento. La variabile più importante non è infatti la forma esteriore, ma è il significato della relazione tra terapeuta e paziente.

Gli aspetti importanti che rendono efficace una terapia rimangono anche se l’incontro è mediato da un pc. Si tratta dell’alleanza terapeutica, la costruzione e la condivisione degli obiettivi su cui lavorare, l’empatia e la fiducia costruita. Questi non sono direttamente legati agli aspetti concreti e formali di una terapia, ma sono legati alla relazione e alla progettualità di un percorso.

La terapia online durante l’emergenza è stata una grande risorsa per mantenere aperto e vivo quello spazio psicologico in cui ogni paziente ha potuto continuare a prendersi cura di sé e del suo percorso di cambiamento. In quel momento, infatti, la paura per ciò che stava accadendo nel mondo poteva bloccare e immobilizzare. La psicoterapia online è stato per molti un modo per uscire da una prima reazione di paura, identificare e prendersi cura delle proprie emozioni. .. Fino a mettersi alla prova e uscire dalla zona di comfort imparando ad utilizzare uno strumento nuovo e scoprendo quali possibilità poteva offrire.

Prendersi cura di sé in tutti i modi possibili

Ad oggi la psicoterapia online ha mostrato il suo più grande vantaggio, ossia l’accessibilità. Può essere un valido strumento di supporto alla terapia tradizionale per dare continuità a quanti si spostano spesso per lavoro, o svolgono lavori con orari o turni particolari, per coloro che hanno già iniziato un percorso ed abbiano necessità di trasferirsi in un altro paese o nazione. Allo stesso modo, può essere utile a quanti vivono all’estero, ma preferiscono iniziare un percorso con un terapeuta che parli la loro lingua madre. Inoltre l’uso delle tecnologie abbatte le barriere architettoniche. Raggiungere uno psicologo online diventa una opzione per quanti abbiano problematiche legate alla disabilità, o vivano in zone remote con difficoltà nel raggiungere lo studio di persona.

Il Centro Psicologia Monterotondo offre la possibilità di fissare un appuntamento sia presso lo studio, garantendo le misure di sicurezza necessarie, sia attraverso un colloquio online via Skype.

psicoterapia online Monterotondo

Bambini e coronavirus: consigli per i genitori

bambini e coronavirus Da qualche tempo le parole più pronunciate sono: quarantena, coronavirus, Covid-19, mascherina, igienizzante, e chi più ne ha più ne metta. Il Covid-19 ci ha costretti a una condizione quasi surreale. Le strade si svuotano, le persone indossano mascherine e guanti per uscire, gli spostamenti sono limitati, il silenzio in alcuni momenti della giornata è assordante, soprattutto dopo le 18, orario imposto per la chiusura delle attività. Tutti in casa, chiamati a limitare la propria libertà in nome di una battaglia importante per tutti.

Diversi meccanismi si instaurano in questo periodo che, forse, riempirà i libri di storia dei nostri nipoti. La convivenza è forzata, lo spazio è circoscritto, i tempi si dilatano inevitabilmente. L’Hashtag #iorestoacasa, oltre ad essere un monito fondamentale in questo momento, riporta una parola tanto usata quanto poco soppesata: CASA. “Casa” ha un significato profondo che si connota di sfaccettature e colori diversi in relazione alle singole persone. Per i bambini “casa” è molto di più di mura tinteggiate, quando colorate, che sorreggono quadri e foto.

Bambini e coronavirus: quando la casa diventa tutto

La casa è quel luogo fisico e psicologico dove il bambino struttura la sua personalità attraverso le relazioni interpersonali con genitori e fratelli. “Nucleo originario amato e odiato” (A. Oliverio Ferraris). Il TEST del disegno della casa è per il bambino il momento in cui contatta direttamente quel nucleo. Lì proietta le proprie associazioni con le relazioni familiari, il vissuto emotivo esperito all’interno della casa. (“I disegni dei bambini. Metafore e simboli del benessere bambino”. G. Crocetti, 2008)

Proprio sul binomio “casa/bambino” noi del Centro Psicologia Monterotondo volevamo porre l’accento in questo breve articolo. I nostri bambini, in casa, limitati nei movimenti, nell’agire a tutto tondo, nelle possibilità, hanno comunque la necessità di esprimersi e crescere. I genitori sono chiamati ad assumere più ruoli di quanti ne rivestano in condizioni di vita normale. Per dare qualche spunto o una semplice mappa, noi del Centro Psicologia Monterotondo, abbiamo avuto l’onore di intervistare la Dott.ssa Eleonora Berardi, specializzata in Psicoterapia Analitico Transazionale, lavora presso il Centro Primo Respiro e l’Istituto San Giorgio specializzato per i Disturbi della Condotta Alimentare si occupa di preadolescenti, adolescenti e età adulta.

La Dott.ssa Berardi ci viene in aiuto rispondendo alle nostre domande rispetto alla gestione e condivisione dei tempi e spazi con i nostri bambini. RingraziandoLa per aver accettato il Nostro invito, innanzitutto Le chiediamo se i genitori debbano o meno condividere le informazioni circa il Covid-19 con i loro figli e, se si, in che termini.

Comunicare al bambino emozioni e informazioni

Il genitore, che sta facendo anche i conti con il proprio mondo emotivo, secondo Lei, è chiamato a condividere le proprie emozioni con i figli?

Le Emozioni sono la risposta psicofisiologica a eventi interni o esterni, che in questo momento delicato, generano maggiormente uno stato d’allerta. In questa situazione di emergenza, ognuno di noi percepisce il proprio mondo emotivo attraverso un’espressione interna (accelerazione o rallentamento del battito cardiaco, dilatazione pupillare, tremori, iperattività gastrointestinale, ecc.) e un’espressione esterna (postura corporea, mimica facciale, tono della voce). Sono proprio queste ultime manifestazioni che i nostri bambini captano e interpretano, talvolta erroneamente qualora noi adulti siamo impegnati a camuffarle, nel tentativo di proteggerli.

Il nostro mondo emotivo è caratterizzato ad oggi da ansia, preoccupazione per la salute dei nostri cari e per la precarietà lavorativa. Affinché sia percepito dai bambini in maniera chiara e rassicurante, è preferibile che sia comunicato attraverso il riconoscimento reciproco degli stati emotivi. Questo vale in tutte le situazioni in cui i ruoli prevedono posizioni asimmetriche, ovvero una gerarchia genitore/figlio, professore/alunno.

Ogni essere umano non si nutre soltanto di viveri, ma necessita di un cibo sociale: il riconoscimento” (Berne E.1964,). Con questa frase Eric Berne, ci spiega che, per godere di buona salute psicologica, specialmente in questo momento storico, tutti, sia i nostri bambini che noi genitori, abbiamo bisogno di sentirci visti, percepiti e di esistere per gli altri.

Riconoscere le emozioni dell’altro

Affinché i bambini si sentano al sicuro, occorre metterli a conoscenza di ciò che stanno provando gli adulti intorno a loro, in maniera da fungere da rispecchiamento sicuro e riconoscimento delle proprie paure. Ovviamente, la condivisione emotiva può avvenire in maniera diversa a seconda dell’età del proprio figlio. Esprimersi emotivamente, può prevedere l’improvvisarsi a raccontare una storia o una favola, a costruire un’immagine, un gioco o un disegno. Con questi strumenti i bambini si rispecchiano nelle parole dei genitori e trovano rassicurazione, in un ambiente in cui possono esprimersi e accrescere la loro sensibilità.

Contestualmente, come accogliere le emozioni dei bambini rispetto a questa pandemia?

Lo stravolgimento delle attività di vita quotidiana, l’astensione dalla normalità, è ciò che i bambini osservano e che possibilmente crea confusione dentro di loro. Ogni bambino è un individuo a sé. Non esiste un manuale di gestione emotiva dei propri figli da usare in caso di pandemia che sia più efficace della conoscenza singola che ogni genitore ha del proprio bambino o adolescente. La consapevolezza delle proprie intuizioni, rispetto a come accogliere il mondo emotivo dell’altro, deve essere accompagnata da una comunicazione di sostegno. Questa comunicazione è, a volte, silenziosa: una presenza concreta e fiduciosa è più efficace di molte parole.

Nello specifico accogliere le emozioni dei vostri figli, significa saper sorreggere le sofferenze e anche la disperazione, sollecitando le risorse interne del singolo bambino attraverso una comunicazione di fiducia e investimento sulle sue capacità, evitando di sostituirvi nella risoluzione del momento di confusione attraverso parole e azioni che mirino a “passare oltre” quel momento, perché andrà tutto bene, ma in questo momento bambini e adolescenti, tutti, hanno il diritto di essere spaventati e di poterlo esprimere.

Focalizzare l’attenzione sull’attimo presente

Dalla confusione e disperazione momentanea, si può uscire anche attraverso le sensazioni di piacere che la vostra casa produce. Il tepore o la freschezza della stanza, l’ambiente tonico e gratificante, hanno una funzione molto più efficace delle discussioni fatte di parole. Invitando i vostri figli persi nella confusione mentale, a vedere il mondo come una scena aperta vengono stimolate le sue capacità di cogliere gli aspetti positivi circostanti. Fargli ascoltare i rumori e il silenzio della casa, osservare ciò che dalla vostra finestra è possibile vedere, dal fruscio delle foglie alla vicina che stende le lasagne. Lo spostamento dalla confusione e dai vissuti di paura avviene attraverso esperienze di percezione concreta che ci fanno prendere contatto con la realtà e con la possibilità che abbiamo di viverla ed amarla: quando si riesce a vedere una cosa nella sua bellezza, già si comincia ad amarla e tutta la disperazione si ridimensiona.

Tecnologia, attività, giochi in famiglia. In che misura e a quali di questi aspetti dare più risalto?

Non possiamo più parlare di preoccupazioni per il futuro rispetto a desiderati o temuti cambiamenti comunicativi ed espressivi. Il cambiamento, infatti, è già avvenuto nei nostri bambini e adolescenti, i “nativi digitali” (Morena S.,2017), che antepongono alla riflessione la comunicazione che guida le relazioni. Come sostiene Galimberti (1999) si può scegliere di vivere o di rimanere in disparte rispetto alla tecnologia, ma in questa fase pandemica la scelta è obbligata dal momento che non è più uno dei mezzi, ma una delle uniche vere e proprie finestre verso il mondo.

La continuità delle attività in casa deve essere mantenuta costante, poiché permette di dare valore alle giornate di genitori e figli. Le modalità con cui strutturare il tempo, è sicuramente arduo per gli adulti, concentrati nel “misurare” diversi aspetti della giornata. Il social network ed il cellulare/tablet in genere, sono un mezzo che consente di allontanare la solitudine e di sentirsi sempre in contatto con i nonni/zii, compagni di scuola e insegnanti. Strutturare un orario preciso, in cui incontrarsi in questo “muretto virtuale” protetto, permette loro di comunicare con il gruppo dei pari, attraverso il linguaggio espressivo tipico di ogni età.

Mantenersi attivi e compartecipare

Durante questa pandemia, la strutturazione della quotidianità dei bambini e adolescenti può essere parzialmente condivisa con loro, che hanno maggiormente bisogno di essere contenuti sul piano emotivo; il rischio di lasciarli da soli in questa nuova dimensione di spazio vitale, potrebbe indurli a perdersi nel rimugino dei loro pensieri e paure. Lo stare in famiglia è una nuova dimensione, che può essere organizzata in attività pratiche, in cui si adempie alla cura dei propri spazi vitali e si seguono lezioni didattiche per mantenere una continuità scolastica, con particolare attenzione all’aspetto del gioco, diverso per bambini e adolescenti.

Quello che piace al bambino piccolo è poter utilizzare e modificare gli oggetti che lo circondano, per costruire la certezza di una possibile azione sul mondo (pasta di sale, cartoncini ecc.). Del tutto diverso è un adolescente, che predilige giochi che mobilitano una forte intensità emozionale, indipendentemente dal loro contenuto. E’ questa intensità emozionale che spiega il motivo per cui non ascoltano e sono spesso molto tesi, dovendosi confrontare con stimolazioni visive e uditive molto intense (Tisseron, 2006).

In entrambe le situazioni, è consigliabile che il genitore tenga conto della dinamica dell’approvazione e di risposta alle aspettative legittime dei propri figli, ad esempio compartecipando ai loro interessi, seppur dando degli orari di inizio e fine del gioco. In tal modo l’adolescente tenderà ad evitare di ricercare gratificazioni all’esterno del nucleo famigliare, risposta che viene riattivata spesso grazie ad Internet.

Quanto fin qui detto, sottolinea l’importanza di fornire un ambiente domestico adeguatamente stimolante e relativamente prevedibile per i nostri bambini. È utile riprodurre in maniera quanto più fedele i vari contesti da essi frequentati. I bambini che possono contare su un ambiente che promuova un sano ed equilibrato sviluppo psicologico, diverranno adulti capaci di adattarsi in maniera ‘sana’ alle diverse circostanze della vita, di stabilire dei legami soddisfacenti, di provare e promuovere benessere psicologico e fisico (Chiesa C., 2013).

Nuove regole familiari

Secondo Lei, in questo momento in cui tutto è stravolto, le abitudini, i premi, le punizioni, la ruotine come possono essere gestite dai genitori?

Si può affermare che in questo periodo di stretta vicinanza e dipendenza dalle persone che si prendono cura di loro, i bambini imparano ad imparare. Imparano cioè ad usare in modo intelligente il proprio comportamento attraverso l’osservazione dei genitori. Gestire la frustrazione di bambini e adolescenti, in fase pandemica, potrebbe risultare sfibrante nella misura in cui il sistema familiare non si adatti alla nuova situazione, caratterizzata da spazi fisici e psicologici ridotti.

Il contenimento emotivo dei propri figli è veicolato anche dall’insieme di regole stabilite, che normalizzano lo stravolgimento di vita in atto. Per gestire il cambiamento interno al nucleo familiare, si potrebbe ristrutturare un sistema di “economia di carezze”, intese come forme di riconoscimento e rispetto dell’altro. Attraverso questo sistema si effettua un bilancio delle punizioni e dei buoni premio da dare e ricevere, concordandole con i propri figli in base all’età. La variabile da osservare in fase pandemica è la durata della punizione. Questa necessita immediatezza e va conclusa in breve tempo, al fine di rendere il bambino consapevole dell’accaduto, ma contenendo la frustrazione già elevata.

Le emozioni dei bambini, un mondo tanto grande quanto meraviglioso, come aiutarli ad esprimerle? Come contenerle?

L’attaccamento nasce dalla sensazione piacevole di essere oggetto di cura, di essere avvolto affettivamente e riconosciuto dai propri cari. Nel tentativo di aiutare i bambini a esprimere le loro emozioni, l’adulto deve astenersi dal modificarle per renderle positive a tutti i costi; piuttosto si tratta di agire sulla situazione di emergenza.

L’accudimento distoglie dall’ansia

Attraverso la presa in considerazione di stimoli ambientali, mediante la percezione della sorpresa di ciò che si può fare insieme in casa, è possibile distoglierli dal ruminamento interno. Poi, con una comunicazione lenta e sicura, riuscire a tranquillizzarli. La modalità comunicativa per facilitare l’espressione delle emozioni è caratterizzata dalla lentezza. Grande attenzione a “staccare” le parole pronunciate l’una dall’altra con una pausa forzata nella frase e estrema concentrazione verso l’altro, affinché “senta” di essere l’oggetto della comunicazione.

Nei confronti di un bambino/adolescente ansioso e spaventato può essere utile far esprimere dall’ambiente circostante (fratello, animale domestico, oggetto preferito) un segnale di bisogno di cura. Un bimbo, impaurito da un buio improvviso, può essere invitato a prendere in mano un suo orsacchiotto, illuminato dalla luce di un telefono. Tale immagine richiama nel bambino la possibilità di superare un momento difficile, diverso a seconda dell’età, e può stabilizzarlo attraverso il sentimento di tenerezza che sperimenta per l’orsacchiotto tutto solo.

Ugualmente è possibile distogliere dalla paura e dall’ansia un adulto invitandolo ad interessarsi amorevolmente di qualcosa che ha bisogno delle sue attenzioni. Numerosi giochi da tavola (Dixit), possono essere modulati dai genitori come veicolo preferenziale per entrare nel mondo emotivo sia dei figli sia nel proprio. Suggerisco il libro di Claude Steiner “La favola dei caldomorbidi”. Attraverso una favola, l’autrice spiega come sapersi adattare al contesto, alle sue richieste, riuscendo anche a ottenere vantaggi relazionali ed emotivi, necessari alla sopravvivenza psicofisica.

Ringraziando sentitamente per la disponibilità e la professionalità la Dott.ssa Eleonora Berardi, il Centro Psicologia Monterotondo vi rimanda alla settimana prossima per un nuovo approfondimento.

L’autrice dell’articolo è la Dottoressa Stefania Pillotti.

Costellazioni Familiari

Le Costellazioni Familiari sono un metodo di presa di coscienza e risoluzione di una vasta gamma di problematiche che derivano dalla famiglia di origine. Queste possono manifestarsi nella vita di ogni giorno sul piano del benessere individuale, delle relazioni interpersonali, del processo di auto-realizzazione.

Attraverso le Costellazioni Familiari possiamo infatti prendere coscienza di ingiustizie, esclusioni e privazioni vissute dai nostri antenati. Queste memorie dolorose potrebbero essere arrivate fino a noi e inficiare in qualche misura la nostra vita. Lasciando agire la rappresentazione scenica, possiamo comprendere a fondo l’origine di ciò che stiamo vivendo, reintegrare le informazioni mancanti per rimettere ordine nel sistema.

Risolvere nodi antichi

Il metodo delle Costellazioni Familiari aiuta a ricostruire la propria linea genealogica. Inoltre consente di prendere coscienza di traumi (malattie, guerra, morti, fallimenti), ingiustizie e privazioni vissuti nel sistema familiare, sociale e culturale. Tutte queste informazioni vengono infatti trasmesse dagli antenati ai discendenti.

Non è cosa semplice: molto spesso quello che viene rappresentato nelle costellazioni è uno scenario sconosciuto e inedito. E non potrebbe essere altrimenti, in quanto la costellazione ci mostra non solo quello che già sappiamo (per cui riconosciamo con stupore certi atteggiamenti e comportamenti riportati precisamente dai rappresentanti); il vero contributo di una costellazione consiste nello svelarci quello che non sappiamo riguardo la nostra famiglia.

La cosa importante è aprirsi alle informazioni che arrivano, accogliere con fiducia anche le rivelazioni più sconcertanti. Talvolta capita che la costellazione riveli addirittura informazioni sconosciute al cliente, ma puntualmente confermate da successive indagini. In ogni caso, qualunque cosa emerga dalla costellazione, il nostro livello di coscienza è in grado di elaborarlo e di assimilarlo, aumentando la nostra consapevolezza e permettendo così al nostro campo morfogenetico di riassestarsi più in profondità.

Come funzionano le Costellazioni Familiari

Gli elementi fondamentali per effettuare una Costellazione Familiare sono tre: un facilitatore, un cliente e dei rappresentanti.

  • Il FACILITATORE imposta il set fenomenologico in cui si sviluppa la costellazione, indaga assieme al cliente la tematica che si vuole esplorare e, sulla scorta della sua esperienza e competenza, porta la costellazione a una soluzione efficace.

  • Il CLIENTE è l’elemento fondamentale di una costellazione. E’ colui che porta la domanda su cui lavorare, che deve essere chiara e rilevante, ovvero non generica ed evasiva, bensì focalizzata su una tematica che richieda una soluzione. Ma soprattutto il cliente è importante perché è il suo campo morfogenetico che viene rappresentato fenomenologicamente, a cui si collegano il facilitatore e i rappresentanti.

  • I RAPPRESENTANTI sono generalmente persone (ma possono essere anche oggetti) su cui vengono proiettati dal campo morfogenetico taluni aspetti dei membri del sistema familiare. In genere (ma dipende dalla tecnica utilizzata dal facilitatore) possono esprimersi liberamente e spontaneamente, dando uno sviluppo dinamico alla costellazione.

Concretamente, dopo una breve indagine sulla tematica portata dal cliente e sulla situazione genealogica e sistemica, il cliente formula la domanda cui tenterà di dare risposta grazie alla costellazione. Il cliente dispone nello spazio previsto (o invita a disporsi liberamente) i rappresentanti della sua famiglia, o del suo partner, o delle sue relazioni affettive, lavorative, personali. Poi si siede e osserva.

I rappresentanti entrano in connessione con il campo morfico del soggetto e agiscono guidati da dinamiche spontanee, portando alla luce il vissuto emotivo delle persone reali o delle situazioni che rappresentano. In genere, nel giro di qualche minuto la costellazione arriva a uno stallo, a un blocco o un congelamento: è il cosiddetto irretimento, in cui vediamo la situazione “reale” del sistema familiare del soggetto, assistiamo all’emersione del nodo o del nucleo problematico del sistema.

Solamente la visione e la presa di coscienza di questo dato potrebbe bastare al cliente per destrutturare una serie di blocchi interiori e giungere a nuove consapevolezze riguardo se stesso e il proprio sistema; ma in genere si cerca di effettuare un aggiustamento della situazione, di esercitare un ruolo attivo nella ridefinizione del sistema.

Attraverso quindi un misurato e graduale cambiamento delle posizioni dei rappresentanti nello spazio, spontaneamente o attraverso l’intervento del facilitatore, si riporta il sistema nel giusto ordine: una rinnovata armonia dentro la quale il soggetto interessato riprende il suo posto e ristabilisce le corrette relazioni con i membri del suo sistema.