Invecchiamento fisiologico e invecchiamento patologico

L’invecchiamento fisiologico nella popolazione è aumentato, dai primi anni del ‘900 ad oggi, in conseguenza della crescita dell’aspettativa di sopravvivenza, grazie al miglioramento generale nelle condizioni di vita. Ciò significa che le tematiche legate alla terza età oggi interessano un ampio numero di persone.

invecchiamento fisiologico e invecchiamento patologico

È diventato, quindi, estremamente importante approfondire la ricerca e la clinica al fine di comprendere cosa favorisce un invecchiamento “di successo” e come è possibile mantenere il più a lungo possibile attività e funzioni fondamentali alla persona per vivere in autonomia.

Noi del Centro Psicologia Monterotondo abbracciamo la visione secondo la quale lo sviluppo della persona continua lungo tutto l’arco di vita: dall’infanzia, all’adolescenza, all’età adulta, all’età anziana. Ogni fase porta in sé un passaggio di crescita fondamentale per uno sviluppo pieno e sano dell’individuo.

Le ultime ricerche sul benessere psicologico riportano che le persone più adulte esprimono un maggior grado di soddisfazione personale e di benessere psichico rispetto alle persone più giovani. Questo potrebbe sembrare un dato paradossale, eppure ci permette di comprendere che, anche in età avanzata, ciascuno può avere un ruolo attivo nella costruzione del proprio benessere.

Un buon invecchiamento fisiologico è possibile

Quali sono i fattori che favoriscono una migliore qualità di vita e salute in età avanzata? Tutti i dati più recenti convergono su alcune concause principali che possono favorire un buon invecchiamento fisiologico. Queste comprendono comportamenti e stili di vita, fattori psicologici e sociali. Tra i più rilevanti, legati allo stile di vita, possiamo citare:

  • una dieta bilanciata

  • esercizio fisico costante, con effetto positivo anche sull’umore

  • ore di sonno adeguate (7-8)

  • l’astensione dal fumo

  • un consumo moderato di alcool

  • attività di prevenzione regolare.

Per quanto riguarda i fattori psicologici e sociali, tra i più influenti abbiamo:

  • avere un atteggiamento positivo nei confronti della vita e dell’invecchiamento stesso

  • concedersi tempo dedicato agli hobby e ai divertimenti

  • mantenere relazioni sociali

  • avere un ruolo attivo nella società e nella propria comunità.

Quindi, dare attenzione al nostro stile di vita fin da giovani, tanto per le abitudini comportamentali, quanto per l’aspetto psicologico e sociale, ci permette di costruire potenzialità e risorse alle quali poter attingere nella terza età.

L’invecchiamento fisiologico comporta inevitabilmente dei cambiamenti fisici esterni e interni, cambiamenti a livello sensoriale, un declino più o meno marcato di diverse funzioni neuropsicologiche tra cui la memoria, il linguaggio e l’attenzione. Tali modificazioni possono essere a volte minime e molto lente, altre volte più profonde e progressive.

Come fronteggiare in modo attivo i cambiamenti propri della terza età?

Di fronte a queste modificazioni, come esseri umani lo strumento più potente che abbiamo a disposizione è la nostra capacità di adattamento. Saper modificare in modo flessibile i nostri obiettivi in base ai cambiamenti delle risorse a nostra disposizione. Questa è una qualità estremamente utile in tutto l’arco della vita, ma diventa fondamentale nella terza età, quando possono ridursi sia le potenzialità interne che la capacità di accedere alle risorse esterne.

Per quanto riguarda queste ultime, è utile ad esempio modificare il contesto ambientale in cui l’anziano vive, in modo da renderlo più funzionale alle sue capacità fisiche e cognitive, o anche utilizzare semplici accorgimenti per minimizzare o compensare il declino cognitivo (dallo scrivere dei promemoria ad utilizzare telefoni o tablet per ricordarsi appuntamenti).

Da un punto di vista psicologico è importante che anche nella terza età ci sia una progettualità, ossia la ricerca di uno o più obiettivi che diano direzione e senso alla propria vita. In genere chi invecchia in modo sano e felice tende a selezionare un minor numero di obiettivi, ma solitamente questi sono più importanti e significativi per la persona.

Inoltre la sfera emotiva e affettiva nella terza età è quella che subisce meno l’effetto dell’invecchiamento fisiologico, per cui rimane una grossa risorsa a disposizione. Questo permette anche di potenziare la sfera familiare e sociale come spazio di condivisione di esperienze, emozioni e sentimenti.

Accanto all’invecchiamento fisiologico, tuttavia non possiamo non considerare che in alcuni casi l’invecchiamento diventa patologico. Ciò accade quando il declino delle funzioni neuropsicologiche è marcato e tale da compromettere il buon funzionamento psicologico e sociale della persona, come nei casi delle Demenza.

L’invecchiamento patologico

Negli ultimi anni il tema è al centro dell’attenzione a livello mondiale poiché, con l’innalzamento dell’età della popolazione, si assiste a un aumento dei casi di Demenza. Le Demenze degenerative primarie sono malattie devastanti del sistema nervoso centrale, in cui la personalità e l’identità della persona vengono progressivamente distrutte.

Secondo il Rapporto OMS e ADI (Alzheimers Disease International) del 2016 la Demenza, nelle sue diversificate forme, è stata definita “una priorità mondiale di salute pubblica”. Le stime più recenti a livello internazionale indicano che nel mondo vi sono circa 35,6 milioni di persone affette da Demenza, con 7,7 milioni di nuovi casi ogni anno e un nuovo caso di Demenza diagnosticato ogni 4 secondi.

Secondo i dati dell’Osservatorio Demenze dell’Itituto Superiore di Sanità (studio di giugno 2019) in Italia un milione di persone sono affette da Demenza, 600mila sono colpite da Alzheimer e circa 3 milioni sono le persone direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza dei loro cari. La Malattia di Alzheimer rappresenta la più frequente patologia neuro-degenerativa, insieme ad altre forme di Demenza come Demenza vascolare, fronto-temporale, a corpi di Lewy, ecc…

La Demenza di Alzheimer si manifesta in una fase iniziale con lievi problemi di memoria; nel corso della malattia questi e altri deficit cognitivi si intensificano e possono portare il paziente non solo al grave disorientamento nel tempo, nello spazio e verso le persone, ma anche a disinteressarsi della propria sicurezza personale, dell’igiene e della nutrizione, sino alla totale perdita della propria autonomia e alla completa dipendenza dai familiari o altri caregiver (colui che si prende cura del malato).

Demenza senile, come comportarsi

La prevalenza della malattia aumenta con l’età e raggiunge il 15-20% nei soggetti di oltre 80 anni. La sopravvivenza media dopo la diagnosi è oramai di oltre 10 anni. Ad oggi non esiste una cura efficace per la Demenza, che modifichi la malattia e ne inverta il decorso, sebbene le attuali terapie farmacologiche siano efficaci nel rallentare la progressione di malattia.

Negli ultimi anni l’approccio più frequente di cura è un intervento farmacologico precocissimo sulle prime fasi della malattia (in cui i sintomi sono minimi) unito a terapie non farmacologiche. Queste comprendono approcci cognitivi quali la Terapia di Stimolazione Cognitiva (CST) abbinata con altri interventi psicosociali, come la terapia occupazionale, la musicoterapia, la stimolazione multisensoriale, terapia della bambola, terapia del treno, l’esercizio fisico.

La Stimolazione Cognitiva è un trattamento specifico per soggetti che presentano una demenza lieve-moderata. Usa tecniche e interventi mirati e differenziati. L’obiettivo è massimizzare le funzioni residue dell’individuo con l’utilizzo di tutte le risorse interne ed esterne disponibili per mantenere il più possibile l’autonomia.

La terapia di ri-orientamento alla realtà (ROT) è stata la prima terapia cognitiva in grado di produrre buoni risultati, di rafforzare le informazioni di base del paziente a livello spazio-temporale e della sua storia personale e ridurre la tendenza all’isolamento.

La Terapia di Stimolazione Cognitiva (CST)

La Terapia di Stimolazione Cognitiva è un intervento globale: parte da un orientamento alla realtà è capace di stimolare il funzionamento cognitivo e socio-relazionale. Il trattamento pone al centro l’individuo piuttosto che la Demenza. È una terapia psicosociale diffusa a livello mondiale, comprovata a livello scientifico. Può rallentare il decorso della malattia puntando all’autonomia della persona.

Gli obiettivi terapeutici nello specifico sono:

  • raggiungere il miglior livello funzionale possibile
  • rallentare il decadimento cognitivo
  • contrastare la tendenza all’isolamento nel contesto familiare e sociale
  • contenere i disturbi comportamentali
  • ridurre lo stress assistenziale
  • ritardare l’istituzionalizzazione.

La CST è un’attività altamente strutturata, da non confondere con qualsiasi tipo di proposta ludico-ricreativa e può essere condotta individualmente o in piccoli gruppi. Ogni sessione segue la stessa struttura sebbene il tema cambi di volta in volta, permettendo alla persona di acquisire un orientamento implicito. La stimolazione delle abilità cognitive avviene attraverso attività non frustranti e adattate alle capacità della persona o del gruppo, ad esempio:

  • esercizi con le parole per stimolare le abilità di denominazione e di comprensione
  • giochi con i numeri
  • esercizi sulla conoscenza e uso degli oggetti
  • giochi fisici
  • orientamento sulla base di indizi esterni
  • utilizzo del denaro
  • stimolazione sensoriale
  • attività con la musica e suoni
  • attività sull’infanzia.

L’Operatore di Stimolazione Cognitiva della persona con Demenza

L’Operatore di Stimolazione Cognitiva è un professionista (Psicologo, Neurologo, Geriatra o comunque ogni Operatore coinvolto nell’assistenza a tale patologia), adeguatamente formato. Egli è in grado di disporre delle tecniche di stimolazione cognitiva e di attuare l’intervento più efficace per il benessere del suo assistito. Nello specifico

  • conosce e sa somministrare le principali batterie di screening del funzionamento cognitivo per la Demenza
  • è in grado di effettuare una valida diagnosi differenziale tra i diversi disturbi
  • conosce e sa applicare le principali tecniche di stimolazione cognitiva (ROT; CST individuale e di gruppo).

Presso il Centro Psicologia Monterotondo operano esperti in grado di valutare, attraverso test specifici, le funzioni cognitive e i sintomi non cognitivi. L’obiettivo è quello di fornire una valutazione dello stato funzionale completo della persona con Demenza. I nostri specialisti, dopo un attento screening, programmano il trattamento più adeguato per la persona in esame. Anche alla famiglia del malato con Demenza e alle persone che lo assistono è offerto aiuto e strumenti che supportino gli interventi domiciliari.

Sabato 21 marzo dedicheremo un seminario gratuito al tema Conoscere e Prevenire Le Demenze. La partecipazione è libera ma è necessario prenotarsi inviando una mail a info@centropsicologiamonterotondo.com oppure chiamando il numero 366/1730510.